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Sindrome dell’impostore: cos’è e come affrontarla

Non riesci a godere dei tuoi successi? Probabilmente sei vittima della sindrome dell’impostore. Scopriamo insieme cos’è e come affrontarla!

Quando affronto un ostacolo e riesco a superarlo, di solito l’unica cosa a cui penso è “Chi devo ringraziare?” 

Se supero un colloquio o se ricevo un complimento per il mio lavoro, di solito mi guardo attorno per individuare subito chi o cosa, secondo me, debba ringraziare per aver raggiunto il mio obiettivo.

In sostanza, tendo sempre ad attribuire a qualcun altro i miei successi.

In cuor mio non penso di essere degna di averli ottenuti, mi sento “un’impostora”.

Se anche tu, come me, in alcune occasioni percepisci un disagio analogo e avverti un senso di inadeguatezza simile, purtroppo sei vittima di quella che viene definita “Sindrome dell’impostore”.

Ma in cosa consiste esattamente? E soprattutto, come affrontarla?

Vediamolo insieme.

Sindrome dell’impostore: cos’è

Secondo Wikipedia, la sindrome dell’impostore è un termine che serve a descrivere:

“Una condizione psicologica caratterizzata dall’incapacità di interiorizzare i propri successi e dal terrore persistente di essere esposti in quanto “impostori” ”.

Sentirsi inadeguati, immeritevoli e non all’altezza di un traguardo raggiunto, è tipico di chi cade nella trappola di questa sindrome.

A dispetto di quello che può sembrare, è una condizione molto comune e che può influenzare gran parte delle nostre scelte.

Ad esempio, se abbiamo tutte le capacità richieste da un’azienda e vorremmo candidarci per un colloquio, la sindrome dell’impostore ci impedirà di farlo.

Saremo convinti di non esserci guadagnati quell’occasione.

Non ci sentiremo “abbastanza” per poter tentare.

Sminuire le proprie capacità, attribuire i risultati ottenuti alla semplice fortuna o il non sentirsi adeguati per svolgere un compito.

Si tratta di una situazione che porta a sentirsi impostori.

Siamo convinti di non meritarci quelle possibilità.

Fortunatamente, queste sono convinzioni personali che ognuno di noi può avere, ma che non è detto coincidano con la realtà.

Infatti, molto spesso chi soffre della sindrome dell’impostore ha, in realtà, raggiunto i suoi obiettivi attraverso lo studio, la fatica e anche qualche sacrificio.

Ecco perché è importante cercare di affrontare questa sensazione, per lasciare spazio alla vera consapevolezza del nostro valore, in ambito professionale e non.

Eliminare quei sensi di colpa a cui poterci aggrappare quando pensiamo di non essere all’altezza delle situazioni.

Sentirsi inadeguati a causa della sindrome dell’impostore

Ti è mai capitato di trovarti in un gruppo di persone prima di un esame e, improvvisamente, sentire una voce interiore chiederti:

“Ma tu cosa ci fai qui?” 

Hai mai avvertito quel senso di disagio che ti fa desistere dal dire a qualcuno qualcosa che vorresti fare, perché pensi ti giudicherà non all’altezza?

A me capita in continuazione.

Viviamo in una società che non ci mette molto tempo prima di decidere quale “etichetta” ci appartiene.

Se, ad esempio, qualcuno decide che siamo persone troppo pigre, si da per scontato che non riusciremo mai a prendere la sana abitudine di fare attività fisica.

Se, invece, a scuola siamo bravi nelle materie umanistiche, per alcune persone è scontato che non proseguiremo i nostri studi in ambiti più scientifici.

Queste etichette, queste aspettative o pregiudizi con cui dobbiamo confrontarci ogni giorno, creano in noi un sentimento di disagio, una sorta di inadeguatezza rispetto agli standard o alle decisioni che gli altri si aspettano da noi.

Ecco perché poi la sindrome dell’impostore si manifesta quando vogliamo raggiungere un obiettivo.

Accade o perché qualcun altro prima di noi avrà deciso che non saremo in grado di raggiungerlo, oppure perché se le cose saranno andate nel verso giusto, sarà stato solo per semplice fortuna.

Sentirsi inadeguati ci pone dei limiti che, molto spesso, sono dati solo da noi stessi.

La cosa più intelligente da fare in questi casi è fermarsi e riflettere sul perché ci sentiamo in questo modo.

Capire cos’è davvero reale e cosa è frutto delle nostre paure.

Affrontare la sindrome dell’impostore con razionalità ci da modo di migliorare.

Perché sento di non meritare questa possibilità lavorativa?

Perché non riesco a gioire dei miei successi?

I limiti che penso di avere sono reali o proiezioni di altri?

Ascoltare se stessi è il primo passo per differenziare ciò che è veritiero da ciò che, invece, è frutto delle nostre convinzioni o del giudizio altrui.

A questo proposito ti consiglio di guardare questo video in cui Virginia Tosti, Head of Growth e Co-Fondatrice di start2impact, condivide la sua esperienza con la sindrome dell’impostore e di come ha imparato a sfruttare questa sensazione a suo vantaggio, per lavorare su se stessa e migliorarsi. 

Personalmente, quando sento di averne bisogno, torno spesso a darci un’occhiata.

Riconoscere il proprio impegno per stare meglio con se stessi 

Se c’è qualcosa che ci impedisce di godere appieno dei nostri successi e che ci fa sentire degli “impostori”, è senza dubbio il compulsivo confronto del nostro percorso di crescita con quello degli altri

In un’epoca digitale come la nostra, ci ritroviamo spesso a guardare foto e video di persone che hanno raggiunto i loro obiettivi e, spesso, questi ci sembreranno irraggiungibili.

Questo accade perché sui social il più delle volte viene condiviso direttamente il risultato finale dei propri impegni, piuttosto che tutto il percorso fatto per arrivarci.

In questo modo ci sembrerà che gli altri raggiungano i loro traguardi velocemente e con facilità, ma quella è solo la punta dell’iceberg.
Ci convinceremo di essere in qualche modo “indietro” rispetto agli altri.

Non ci sentiremo mai “abbastanza” e il senso di inadeguatezza sarà sempre dietro l’angolo.

Ecco perché è importante ricordarsi che siamo tutti diversi, con storie differenti e nessuno di noi può avere lo stesso percorso di crescita di qualcun altro.

È una cosa puramente personale.

Quindi, piuttosto che concentrarsi solo sui risultati ottenuti dagli altri e fare un confronto con i nostri, scegliere di riconoscere il proprio impegno quotidiano è il primo passo per uscire dalla sindrome dell’impostore.

Va bene trovare un mentore, qualcuno che possa ispirarci a dare sempre il massimo, ma è importante apprezzare i nostri sforzi.

In poche parole, scegliere di adottare una mentalità dinamica piuttosto che una statica, ci permette di imparare a riconoscere il nostro impegno, badando al nostro percorso e non a quello degli altri.

Non avere paura di pensare in grande

Come abbiamo accennato nel corso di questo articolo, la sindrome dell’impostore è una condizione di disagio ed è più comune di quanto si creda. 

Non a caso ci sono un sacco di celebrità che ne soffrono o ne hanno sofferto in passato: attori, scienziati, atleti e così via.

Quindi possiamo stare tranquilli: troveremo sempre qualcuno con cui poterci confrontare e con cui, magari, riuscire a eliminare questa errata percezione di noi stessi.

Abbattere quei muri di inadeguatezza che ci impediscono di apprezzare il nostro impegno e i nostri risultati.

La cosa più importante sarà sempre non lasciare che qualcun altro decida quello che siamo o non siamo in grado di fare.

Nessuno deve impedirci di aprirci a nuove possibilità.

Togliersi di dosso le etichette che le persone ci hanno attribuito è il primo passo per sentirsi liberi.

Per avere il coraggio di sognare in grande.

Piuttosto che cedere alla sindrome dell’impostore e al senso di inadeguatezza, dovremmo cercare la nostra missione e poi gioire dei nostri successi perché, con studio, impegno e sacrifici, ce li saremo meritati.

Voler lasciare un segno positivo nel mondo non è una cosa strana e per pochi. Non siamo degli impostori se scegliamo di farlo.

Anche questa volta, questo concetto viene ripreso da  Virginia.

Nel suo intervento tenuto al TEDxViaTerenzioVarroneED: ci racconta la sua storia personale e quel senso di disagio che per tanto tempo le ha impedito di mettersi in gioco e avere il coraggio di sognare in grande.

Soprattutto, spiega l’importanza di trovare il proprio Ikigai, il metodo giapponese per scoprire la propria ragione di vita, e racconta come è riuscita a non dare ascolto a quella vocina nella nostra testa che spesso ci ritiene non all’altezza di fare quello che desideriamo.

Imparare ad accettare il fallimento

Per chi soffre della sindrome dell’impostore, gioire dei propri successi sembrerà eccessivo perché non sentirà di esserseli meritati.

Al contrario però, se dovesse fallire, allora sarà la prima persona a darsi tutte le colpe del caso.

È vero, ci sono circostanze in cui un fallimento non dipende dalla nostra volontà.

E ci sono casi, invece, in cui avremo sbagliato qualcosa e non saremo riusciti a consegnare un lavoro in tempo, o non avremo studiato abbastanza per superare un esame.

Qualsiasi sia il motivo della non riuscita di qualcosa, però, questo non potrà impedirci di andare meglio la prossima volta.

Fallire fa parte della natura umana, non per questo dobbiamo colpevolizzarci a tal punto da pensare di non meritarci una vittoria.

In alcuni casi bisogna soltanto accettare una sconfitta e rimboccarsi le maniche.

Senza confrontarsi compulsivamente con altri, senza accettare passivamente le etichette che qualcun altro ci avrà dato, abbracciando la cultura del fallimento e imparando da essa come migliorare.

Conclusione

Conoscevi la sindrome dell’impostore?

Spero di averti aiutato a rifletterci su e, magari, anche ad accettarla.

Devi sapere che molto spesso chi soffre di questa sensazione spiacevole sono proprio le persone di successo, quelle persone brave e capaci che “impostori” non sono. 

Ecco perché, anche se ogni tanto cadiamo vittime di questa sindrome, possiamo sempre tenere a mente che possiamo sfruttarla per cercare di capire cosa migliorare di noi stessi.

Usare questa sensazione di malessere a nostro vantaggio e, magari, guardare le cose per quello che sono, non per quello che crediamo noi.

Anche io quando ho iniziato a raggiungere i primi risultati in start2impact alternavo momenti di euforia a momenti di panico.

Ero convinta non sarei mai stata abbastanza brava e adeguata per cominciare una carriera nel digitale.

start2impact, infatti, è una Piattaforma di formazione online sulle Professioni Digitali in cui, con un solo abbonamento, hai la possibilità di studiare diversi Percorsi in: Digital Marketing, Data Science, UX/UI Design, Sviluppo Web e App, Blockchain e Startup.

Io ho scelto di intraprendere il Percorso di Digital Marketing, partendo completamente da zero e senza esperienza pregressa nel settore.

Quello che però mi ha spinto a volermi impegnare davvero ogni giorno, è stata l’opportunità di mettere in Pratica attraverso dei Progetti Reali, tutte le conoscenze teoriche in cui ho deciso di formarmi.

I Progetti sono importanti, perché solo così puoi sviluppare reali competenze nel settore e, nel frattempo, cominciare a creare un portfolio con i tuoi lavori,  prima ancora di iniziare a lavorare!

Quello che caratterizza start2impact è la possibilità di ricevere Feedback Personalizzati per ogni Progetto da parte dei Coach dei vari Corsi, esperti del settore con esperienza nazionale e internazionale.

In questo modo, attraverso i loro consigli puoi crescere e migliorare in modo costante.

E infine, i Progetti riflettono tematiche a impatto sociale e ambientale.

In questo modo possiamo cominciare a pensare a come poter fare la differenza in maniera concreta, senza sentirci “non all’altezza” della situazione.

Ad esempio, per completare il Progetto di Node.js nel percorso di Sviluppo Web e App, dovrai realizzare un’applicazione Node.

Questa app che avrai sviluppato, ti aiuterà poi a segnalare i posti inquinati nelle vicinanze.

La missione di start2impact, infatti, è proprio quella di formare e ispirare i giovani ad avere un impatto positivo sulla società e sul pianeta grazie al digitale.

Darsi da fare e impegnarsi con costanza è un ottimo modo per raggiungere i propri obiettivi.

Apprezzare gli sforzi fatti ti aiuterà a sentirti “abbastanza” e a sentirti meritevole dei tuoi successi.

Anche confrontarsi con gli altri, inoltre, può aiutarci ad affrontare la sindrome dell’impostore.

Potrà sorprenderti, ma spesso la concezione che hanno gli altri di noi è notevolmente diversa rispetto alla nostra.

“Vedersi con gli occhi di qualcun altro” serve proprio a questo, a renderci conto di chi siamo noi per gli altri e dell’impatto che abbiamo o che hanno le nostre azioni.

Potresti scoprire di essere una persona completamente diversa da quello che erroneamente pensi di essere, di meritare i tuoi successi e, magari, potresti cominciare ad apprezzarti molto di più.

In start2impact hai la possibilità di confrontarti con una community di persone con i tuoi stessi valori, con cui puoi metterti in discussione davvero e da cui puoi ricevere supporto quando ne hai bisogno, come in questo caso.

Spero davvero che questo articolo ti abbia aiutato a prendere maggiore consapevolezza della sindrome dell’impostore e, perché no, ad avere qualche strumento in più per affrontarla giorno dopo giorno.

Se anche tu hai una passione per il digitale e vuoi affacciarti a questo mondo, vieni ad approfondire tutti i Percorsi presenti su start2impact!


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